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La politica, “la più alta forma di carità”, come diceva Paolo VI annovera fra i suoi nomi alcune figure inimitabili delle quali è stato avviato il processo di beatificazione e le quali hanno contribuito al buon governo dell’Italia del 900. Tra questi spicca encomiabile la figura di Don Luigi Sturzo che all’indomani del no expedit, una disposizione della Santa Sede con la quale, per la prima volta nel 1868, si consigliò ai cattolici italiani di non partecipare alle elezioni politiche nel Paese e, per estensione, di non partecipare alla vita politica italiana, fondò il Partito Popolare Italiano. Il primo partito che riportò all’attenzione dei cattolici la cosa pubblica e che segnerà indelebilmente la storia dell’Italia e dell’Europa. Scrive Marcello Masotti presidente del Movimento Scienze e Vita: “Don Sturzo fu innanzitutto sacerdote devoto alla chiesa, politico, uomo di pensiero e di azione”
La socialità realizzata, secondo la lezione di Leone XIII e della Dottrina Sociale della Chiesa, con la partecipazione del lavoro al capitale, all’insegna del “tutti proprietari non tutti proletari”. E nel secondo dopoguerra la polemica dura contro le “tre bestie enormi” nemiche della democrazia: “lo statalismo, la partitocrazia, l’abuso del denaro pubblico” che, ancora oggi più di ieri, minano la libertà dei cittadini. Contestatore del centralismo dello Stato Liberale, fiero oppositore del Fascismo e avversario irriducibile dell’utopia comunista, Luigi Sturzo, ha difeso tutte le libertà : quella religiosa, quella politica, quella economica, delle comunità locali, della scuola. Nonostante tutto, il parroco di Caltagirone, venne spesso messo da parte invece di essere simbolo alla contrapposizione della cultura marxista della seconda metà del 900. Scriverà il Filosofo Dario Antiseri: “Io non mi capacito di come, quando la sinistra ha innalzato Gramsci a più grande intellettuale di questo secolo, i cattolici non gli abbiano contrapposto un uomo come Sturzo”. Il 6 Giugno del 1958 Don Luigi Sturzo scriverà al fiorentino Dot. Nicola Pistelli : “la DC di sinistra e il sindacato detto libero dovrebbero cercare di non sottovalutare ne rifiutare il dono divino del sacrificio personale, altrimenti lavorano a vuoto; peggio, saranno i comunisti e loro fautori ad avvantaggiarsene anche perché, usando del denaro regalato o troppo facilmente procurato anche gente cristiana perde il senso di responsabilità e di moralità e cade nel materialismo pratico e nella fiducia dei mezzi umani, dimenticando che solo da Dio viene ogni bene”. Come Sturzo anche Igino Giordani, Focolarino, si annovera fra i politici dei quali è in corso il processo di beatificazione. Giordani rappresentava per Chiara Lubich "l'umanità", quell'umanità "dilaniata dalle guerre, sconvolta dalle divisioni mondiali, angosciata dal materialismo, che assetata di comunione e fraternità urla il bisogno di unità". Per la fondatrice dei Focolari, Giordani aveva "una speciale grazia" per comprendere "la novità e ampiezza del carisma di unità donatole da Dio e di quello che poteva significare nella storia della famiglia umana".
Per questo motivo, lo considerava "il seme di tutte le vocazioni laicali" che si erano poi sviluppare nel Movimento, riconoscendolo come "cofondatore". In un articolo pubblicato su "L'Osservatore Romano", Maria Voce ha ricordato che Igino Giordani era un "uomo delle beatitudini", come lo chiamò la Lubich all'apertura della causa di beatificazione, nel 2004. Giordani viveva l'impegno politico e parlamentare, quale servizio disinteressato alla comunità, spinto dall'amore per le genti e per la pace pagando non di rado di persona. Raccontava la Lubich: "Oggi che il Papa ha rivelato l'urgenza di una nuova generazione di politici retti e ispirati ai principi morali, possiamo annoverare Giordani fra i testimoni autentici di una politica estranea dai giochi di potere, affrancata dai privilegi della casta; piuttosto, 'castamente' vissuta per il bene comune e l'edificazione di una società cristiana, puntellata dai valori della fraternità e della giustizia". Nel Giugno del 2009 fu proprio Papa Benedetto XVI a dedicare un ampia riflessione sul “servo di Dio” Alcide de Gasperi altra figura illustre della politica italiana e della sua rinascita. Deputato nel parlamento di Vienna nel 1911, dopo la prima guerra mondiale, fu tra i fondatori del Partito popolare e presidente del consiglio dal 1945 al 1953, guidando la ricostruzione del Paese. Il Papa lo propose come esempio da seguire sia al governo che a tutti gli uomini politici italiani di estrazione cattolica e non solo, la testimonianza di questo statista «che con la sua azione politica ha reso servizio alla Chiesa, all’Italia e all’Europa ». «Docile ed obbediente alla Chiesa fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza».
Nel rievocare l’impegno dello statista trentino, Benedetto XVI riprese una dichiarazione di De Gasperi al primo congresso cattolico regionale: «Non basta conservare il cristianesimo in se stessi, conviene combattere con tutto il grosso dell’esercito cattolico per riconquistare alla fede i campi perduti». Insistendo sulla sua straordinaria capacità «di tradurre in atti concreti e coerenti la fede che professava ». «Spiritualità e politica furono in effetti due dimensioni, ha commentato, che convissero nella sua persona e ne caratterizzarono l’impegno sociale e spirituale». Mettendo in evidenza «la dirittura morale, basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica». Infine il Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, del quale spicca nella sua vita l'eccezionale personalità di un uomo ispirato dalla vocazione, votato alla pace e alla fratellanza, che seppe coniugare gli ideali del cattolicesimo con il valore di realizzazioni tangibili. "Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra, non si tocca impunemente né l'uno né l'altra: questo non è marxismo, è Vangelo" diceva .Incredibile fu il suo impegno civile e sociale sempre guidato da una profonda dimensione di fede. Ogni sua iniziativa spesso generava molte discussioni, La Pira era persona amata ed apprezzata da tutti, anche dagli avversari politici, per la sua coerenza di vita e il suo grande spirito di servizio incarnato nel fare politica per le persone. Molti gli aneddoti su La Pira e molti non riuscivano a distinguere se fosse un Santo o un sognatore. A tutti era noto il suo modo austero di vivere. Tutti sapevano che non riusciva a possedere due vestiti o un cappello, poiché li distribuiva ai poveri che frequentava quotidianamente e allo stesso modo distribuiva la sua indennità di parlamentare e il suo stipendio di professore universitario. Era un uomo che, illuminato dalla fede, incarnava il suo credo nella quotidianità e nell’amore nei confronti dei fratelli.

Antonio Degl’Innocenti
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