Proseguono con successo alla Lute, (Libera Università della Terza Età di Milazzo), le conferenze del "venerdi della Lute"
Avviati nel 2012, gli incontri culturali si arricchiscono ogni anno di nuovi e interessanti temi ,riscuotendo sempre un notevole successo
L'edizione 2019 si è aperta ricordando alcuni “Grandi siciliani del nostro tempo”.della politica
A tracciare il profilo di Giorgio La Pira. Sindaco Santo, é stato il prof. Nino Giordano
Sullo sfondo di alcune immagini del film "La Cittá posta sul monte", il cui testo é stato scritto dallo stesso prof. Nino Giordano., il prof. Nino Giordano ha evidenziato come insegnamenti di Giorgio La Pira ha lasciato in eredità al mondo intero ripercorrendo alcuni tratti salienti della sua figura, contestualizzandola al periodo storico in cui visse e ricordando alcune frasi del professore come quella in cui non si definiva "profeta" ma come un uomo che osservava con molta attenzione ciò che stava accadendo nel mondo, anticipando così quelli che sarebbero stati gli esiti delle scelte di determinati leader mondiali.
Giorgio La Pira (Pozzallo, 9 gennaio 1904 – Firenze, 5 novembre 1977) è stato un politico e docente italiano, Sindaco di Firenze, terziario domenicano e francescano, appartenente all'istituto secolare dei Missionari della regalità di Cristo. La Chiesa cattolica lo ha proclamato venerabile.
Nacque il 9 gennaio 1904 a Pozzallo (allora provincia di Siracusa, oggi libero consorzio comunale di Ragusa), in Sicilia, secondogenito (si pensava fosse il primo per la morte prematura della primogenita Cristina) di una famiglia di umili condizioni sociali.
Il giovane La Pira è affascinato da Gabriele D'Annunzio e Tommaso Marinetti, dal loro ideale di cambiamento, legge molto e si avvicina ad altre esperienze, condividendole con il suo gruppo di giovani amici di cui fanno parte anche Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, futuro rettore dell'Università di Messina.
La Pira era rimasto fortemente colpito dall'ascolto di un coro di suore ,(la suora (dal latino sŏrŏr, sororis, ovvero sorella), nella Chiesa cattolica è una donna che ha pronunciato voti pubblici e semplici di povertà, obbedienza e castità e che conduce vita fraterna in una congregazione religiosa canonicamente eretta dalla legittima autorità ecclesiastica.
A differenza delle monache (che emettono voti solenni e appartengono a ordini religiosi antichi), generalmente le suore non vivono in clausura ma si dedicano a opere di apostolato attivo, come l'assistenza ad anziani e ammalati o l'istruzione e l'educazione cristiana della gioventù. , intuì una dimensione ulteriore, ma occorre attendere la Pasqua del 1924 affinché l'intuizione diventi conversione. Data segnata in calce sul suo Digesto, strumento di lavoro quotidiano per un docente di diritto romano.
Nel 1926 si trasferisce a Firenze seguendo il professor Emilio Betti, relatore della sua tesi di Diritto romano; qui, in qualità di terziario La Pira viene ospitato presso il convento domenicano di San Marco, si laurea con lode presentando una tesi sulla successione ereditaria. L'anno dopo divenne professore supplente di Diritto Romano all'Università di Firenze e nel 1934 diventa ordinario. Fonda la "Messa di San Procolo", per l'assistenza materiale e spirituale dei poveri.
Nel 1939 fonda «Principi», rivista in lingua latina volta alla difesa dei diritti della persona umana, critica il fascismo e condanna apertamente l'invasione della Polonia. La rivista è soppressa dal regime. In quegli anni tra i suoi studenti c'è anche il sociologo Franco Fortini. La Pira crea nel 1943 il foglio clandestino San Marco. Il regime fascista lo avverserà e costringerà La Pira ad interrompere le pubblicazioni. Nel luglio dello stesso anno prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli.
In seguito è ricercato dalla polizia e fugge prima a Siena e poi a Roma. Tornerà alla sua vita fiorentina nel 1945.
La vocazione sociale di La Pira si esprime nell'impegno politico; alle accuse e gli avvertimenti mossigli da più parti, circa il pericolo di compromissione nell'attività politica, risponderà:
«Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.»
Nel 1946 viene eletto all'Assemblea costituente ed è parte integrante del nucleo centrale del "dossettismo": nello stesso anno insieme a Giuseppe Dossetti e ad altri, fonda l'associazione Civitas Humana; fa parte della cosiddetta "comunità del porcellino", collabora al periodico Cronache Sociali. Il gruppetto di sodali è formato da Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, La Pira, Giuseppe Lazzati.
La Pira svolge un'opera apprezzata nell'ambito della "Commissione dei 75", specialmente nella redazione dei Principi Fondamentali. L'attuale Art. 2 della Costituzione viene modellato attorno alla sua proposta iniziale. L'Articolo 2 della Costituzione Italiana recita: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
La sua Relazione alla Sottocommissione I accostò la centralità dell'individuo secondo la tradizione cristiana alla religione di Stato di stampo hegeliano realizzata dal fascismo in Italia. A causa di tale esperienza storica trovava necessaria una specifica menzione dei diritti umani nella Costituzione italiana, per la prima volta nella storia dell'Occidente.
Diverso è il caso per la nuova Costituzione italiana: essa è necessariamente legata alla dura esperienza dello stato "totalitario", il quale non si limitò a violare questo o quel diritto fondamentale dell'uomo: negò in radice l'esistenza di diritti originari dell'uomo, anteriori allo stato: esso anzi, accogliendo la teoria dei "diritti riflessi", fu propugnatore ed esecutore di questa tesi: - non vi sono, per l'uomo, diritti naturali ed originari; vi sono soltanto concessioni, diritti riflessi: queste "concessioni" e questi "diritti riflessi", possono essere in qualunque momento totalmente o parzialmente ritirati, secondo il beneplacito di colui dal quale soltanto tali diritti derivano, lo Stato.»
Il professore Nino Giordano , in chiusura - ha sottolineato come Giorgio La Pira invitava a rischiare, a superarsi, a puntare in alto, affermando anche come il politico non deve limitarsi a guardare e constatare i fatti, ma come il suo compito principale sia quello di agire avendo punti di riferimento il dialogo culturale e religioso nel Mediterraneo.
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