lunedì 1 settembre 2014
Fonte Blog del Mela
15 Settembre 2013. Il corpo del Beato ritorna a Santa Lucia del Mela
dopo il rito di Beatificazione nella Cattedrale di Messina, celebrato giorno 2.
Il Beato Antonio Franco, un pastore moderno.
Lottò contro le ingiustizie e gli usurai, a fianco dei poveri e dei perseguitati, contro il clero corrotto e i soprusi dei nobili e dei potenti, confortando i malati e facendosi ultimo tra gli ultimi. È invocato per la sua fama di santità e il suo corpo incorrotto è venerato da quasi quattro secoli nella Basilica Concattedrale dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela, che, il 2 settembre di un anno fa, ha reso ufficiale il titolo di Beato con cui i suoi devoti da sempre lo invocano.
È questa la storia dell’abate e prelato Antonio Franco (Napoli, 26 settembre 1585 – Santa Lucia del Mela, 2 settembre 1626), pastore dell’antica Prelatura Nullius luciese, che, durante gli ultimi anni della sua breve e intensa vita, tra il 1617 e il 1626, rinunciò ai privilegi del suo ruolo e delle sue nobili origini, proprio come San Francesco d'Assisi, per dedicarsi ai bisognosi.
Le fonti archivistiche e le biografie descrivono Mons. Franco con tutti i crismi di una “santità eccellente”, che, ancora prima del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, ne hanno fatto storicamente uno dei protettori della comunità luciese. Ne è prova il nome di battesimo Antonio Franco, diffuso sin dal lontano 1626 tra i fedeli e tramandato, di generazione in generazione, per quattro lunghi secoli sino ad oggi.
Sappiamo che si sottoponeva a grandi penitenze e privazioni e sembra che non adoperò mai il letto, sdraiandosi sul pavimento con una piccola stuoia per materasso e una pietra per cuscino. Portava inoltre strette ai fianchi due grosse catene di ferro, una delle quali irta di aculei appuntiti. Di quelle due catene una esiste ancora, ed è racchiusa in una cassetta argentea protetta da vetri che viene portata, in segno di venerazione, per le case a guarigione degli infermi.
Sull’esempio di Carlo Borromeo e ispirato dai principi del Concilio di Trento, fu anche un pastore “illuminato”: basti pensare alle azioni di riforma delle istituzioni ecclesiali e all’attenzione per le condizioni degli agricoltori siciliani, ribadita emanando vari decreti contro l’odiosa pratica dell’usura.
Si occupa di evangelizzare ed educare il popolo e i sacerdoti e organizza frequenti visite pastorali alle chiese delle città e delle campagne, agli ospedali, alle comunità di religiosi. Vive poveramente per dedicarsi a chi non ha niente, operando con giustizia e carità nella cura delle anime e nell'azione di governo connessa al suo ruolo. Ed è per questo che, quando le campane della Cattedrale luciese, il 2 settembre 1626, rintoccano per annunciarne la morte, sono prima di tutto i poveri a riversarsi per le strade, a piangere e a chiedersi: «Chi si prenderà cura di noi?».
I miracoli del Beato.
Tutta la santa vita dell’abate e prelato luciese è caratterizzata da segni di grazie sparse abbondantemente sul suo popolo, in aggiunta all’intensa attività di intervento sociale, in un contesto storico caratterizzato dalla concentrazione del potere politico nelle mani di nobili ed ecclesiastici, che lo gestivano senza tener conto delle condizioni di miseria della maggior parte della popolazione, sfruttata e oppressa.
Annoverata in una lunga lista di fatti prodigiosi, vi è persino la testimonianza di resurrezione dei morti, tra gli atti funzionali alla Causa che ricordano guarigioni da ogni genere di male, esorcismi, interventi sulle calamità naturali. La salvezza da una tempesta in mare, ad esempio, è evocata ogni anno nel giro votivo offerto dal complesso bandistico luciese, i cui componenti nel 1917 scamparono ad un naufragio nelle Eolie.
Altrettanto celebre il “miracolo dell’acqua” fatta sgorgare a San Filippo del Mela, dove esiste il nome di una via intitolata al Beato Antonio Franco. Parallelamente alle testimonianze d’archivio, esistono diverse ricerche dedicate a questa grande figura, tra cui un fondamentale studio di padre Giovanni Parisi del ’65, un volume di mons. Raffaele Insana e Antonino Saya Barresi del ’97, i preziosi scritti della famiglia Fulci. Il Beato Franco vi appare sempre con tutti i crismi di una santità di raro fervore, connessi alla sua alta statura umana, morale, spirituale, che lo rende uno dei Pastori più ragguardevoli e prestigiosi fra quanti si distinsero nei decenni successivi al Concilio di Trento.
La Causa di Beatificazione.
Il processo di Beatificazione del Servo di Dio Mons. Antonio Franco è stato tentato ripetutamente nel corso dei secoli, sin dalla sua morte, poiché la fama di santità che lo aveva accompagnato in vita ha continuato a rafforzarsi e ad espandersi nel tempo, come rivela la “Positio Historica” con la quale, su basi storiche e documentali, viene ricostruita tutta la vicenda personale e spirituale del Beato.
La conclusione del processo diocesano, il 23 maggio 1993, la promulgazione del decreto di riconoscimento delle “virtù eroiche”, il 14 gennaio 2011, il riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione, il 20 dicembre 2012, hanno costituito momenti fondamentali e propedeutici alla celebrazione solenne del rito di Beatificazione, annunciato da Papa Francesco e presieduto dal reverendissimo cardinale Angelo Amato, il 2 settembre dello scorso anno, nella Basilica Cattedrale di Messina.
Alla Causa hanno contribuito, attraverso i secoli, intere generazioni di devoti, studiosi, personaggi illustri, storici, uomini di chiesa. Un apposito comitato pro Beatificazione si è occupato, negli anni, di raccogliere le offerte economiche necessarie all’avanzamento della causa, quantificabili, secondo i dati diffusi, in oltre centomila euro. Non si dimentichi, oltre al sacrificio dei luciesi, che non hanno mai rinunciato alle donazioni, il contributo dei fedeli sparsi ovunque nel mondo.
Il corpo incorrotto del Beato Franco, che dal 16 maggio 2013 è stato oggetto della ricognizione canonica curata, dal punto di vista scientifico, dagli esperti internazionali di mummie umane Dario Piombino Mascali e Jens Klocke, è rimasto a Messina sino al 13 settembre, prima di rientrare definitivamente nella Concattedrale luciese. Qui è stato ricollocato nella posizione originale, ai piedi dell'altare del Crocifisso, restaurato per l'occasione, e non più nella cappella in cui era posto prima della ricognizione, dove è rimasta una lapide a ricordarne la permanenza.
I festeggiamenti.
Oggi e domani, a distanza di un anno dalla cerimonia di Beatificazione che si è tenuta nella Cattedrale messinese, i fedeli ne celebrano la memoria con un programma civile, culturale e religioso a cura del comitato organizzativo e del vicario foraneo don Paolo Impalà. Domani, dopo il pellegrinaggio dei devoti dalla parrocchia Sacro Cuore alla Concattedrale, ci sarà alle 19 il solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo La Piana, che conclude il sacro triduo dedicato alla penitenza, ai malati e alle famiglie. Il programma ricreativo prevede stasera una serata musicale con la band luciese “Coppola nera” e il gruppo folk "Il Girasole", e, domani, il concerto sinfonico a cura della banda musicale Randisi, diretto dal maestro Giuseppe D’Amico.
La conoscenza della figura del Beato.
Il processo di Beatificazione, oltre all’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela, coinvolge l’Arcidiocesi di Napoli, che gli diede i natali, la Diocesi di Aversa, nella quale fu beneficiato, l’Arcidiocesi di Madrid, dove fu Cappellano reale, e infine la Diocesi di Roma, dove visse per un anno da chierico e da Prelato eletto. A queste città si rivolge l'attenzione dell'assessore ai Beni Culturali Rosario Torre, che ha prodotto un report sulla storia del Beato da diffondere nelle sedi interessate dalla sua presenza, con l'obiettivo di ottenere una maggiore conoscenza della sua figura. Occorrerà inoltre programmare un'azione capillare nelle scuole luciesi e dell'Arcidiocesi, chiedere il sostegno della Curia e delle istituzioni locali, investire nella comunicazione affinché questa pagina di storia epocale non rimanga solo un polveroso ricordo ma possa diventare il fulcro di un rinnovato interesse, anche da parte degli studiosi, attorno alla figura del Beato, predisponendo itinerari di turismo religioso che passino dalla valorizzazione del patrimonio storico-artistico.
L'immagine che raffigura il Beato Antonio Franco (Napoli, 26 settembre 1585 – Santa Lucia del Mela, 2 settembre 1626)
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