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Vaccinazione contro il Papillomavirus umano
Il Gruppo Donne Mcl Milazzo lancia attraverso web e fb la "Campagna Vaccinazione contro il Papillomavirus umano"
Inoltre, le promotrici intendono presto estendere la campagna di vaccinazione contro l'HPV è indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di età in collaborazione con le istituzioni scolastiche della nostra città con l'aiuto di medici specialisti
La vaccinazione in questa classe di età consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali, che più frequentemente provocano il tumore della cervice uterina. Ambedue i vaccini sembrano presentare un certo grado di protezione verso altri ceppi di HPV.
La vaccinazione è offerta gratuitamente e attivamente alle bambine nel 12° anno di vita (11 anni compiuti) in tutte le Regioni italiane
. Alcune Regioni hanno esteso l’offerta attiva della vaccinazione a ragazze di altre fasce di età. Le Regioni Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia offrono il vaccino anche agli individui, maschi e femmine, HIV positivi. Alcune regioni, inoltre, hanno recentemente esteso la vaccinazione HPV ai maschi nel dodicesimo anno di vita (Sicilia, Puglia; altre, come Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto offrono il vaccino a partire dalla corte 2004).
La schedula vaccinale prevede la somministrazione di due dosi a 0 e 6 mesi (per soggetti fino a 13 o 14 anni). Nei ragazzi e ragazze più grandi il numero di dosi dipende dall’età ed è specificato nella Circolare 24 aprile 2014 -
La vaccinazione in Italia è consigliata e offerta gratuitamente agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno al 12° anno di età
La vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV) si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero), soprattutto se effettuata prima dell'inizio dell'attività sessuale; questo perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV.
Il carcinoma della cervice uterina è il secondo tumore più diffuso nelle donne.
Colpisce ogni anno circa 3.500 donne e causa 1.000 decessi in Italia.
Negli ultimi venti anni la mortalità per questo tumore si è ridotta drasticamente, soprattutto grazie alla diagnosi precoce realizzata attraverso i programmi di screening (Pap-test).
A fianco dello screening, la vaccinazione anti HPV può efficacemente contribuire a ridurre l’impatto del cancro del collo dell’utero, che rappresenta la prima forma tumorale riconosciuta come totalmente riconducibile a un’infezione: quella da Papillomavirus umano.
Dall’infezione al cancro
Il Papillomavirus umano è un virus molto comune, tanto che, secondo una stima, il 75% degli individui viene infettato nel corso della vita. Si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, ma per contrarre l’infezione può bastare un semplice contatto nell’area genitale.
In natura ne esistono oltre 120 tipi diversi, in grado di aggredire la parete del collo dell’utero e produrre differenti tipi di alterazioni: alcuni sono responsabili di lesioni benigne (ad esempio i condilomi), altri producono, invece, lesioni in grado di evolvere in cancro.
Circa il 70% di tutte le lesioni pretumorali sono attribuibili a due tipi di papillomavirus (il 16 e il 18), mentre quasi il 90% dei condilomi è causato dai tipi 6 e 11.
Non tutte le infezioni da HPV producono lesioni che poi possono evolvere in cancro. Anzi, la maggior parte di esse (circa l’80%) è temporanea e regredisce spontaneamente. Soltanto quelle che diventano croniche (una minoranza) possono trasformarsi nell’arco di 7-15 anni in una lesione tumorale.
Perché vaccinarsi
Il fatto che il cancro del collo dell’utero sia di origine infettiva consente di adottare contro questa malattia una strategia sconosciuta per le altre forme di tumore.
Attraverso la vaccinazione contro l'HPV è infatti possibile interrompere all’origine la catena che dall’infezione porta al cancro. Se grazie al vaccino l’organismo è in grado di contrastare l’infezione da Papillomavirus, allora non si potranno verificare i cambiamenti delle cellule del collo dell’utero, che portano allo sviluppo del tumore.
I vaccini contro il Papillomavirus
Oggi sono disponibili due vaccini contro il papillomavirus:
vaccino bivalente - protegge contro i tipi 16 e 18 (i tipi di virus in grado di causare le lesioni pretumorali)
vaccino quadrivalente - offre una protezione anche contro i tipi 6 e 11 (quelli che causano il maggior numero di condilomi).
Entrambi i vaccini hanno un'efficacia elevata, se somministrati prima che la persona sia stata contagiata con il virus HPV, che si acquisisce, di norma, subito dopo l’inizio dell’attività sessuale.
Inoltre inducono una migliore risposta immunitaria nelle persone più giovani.
La campagna di vaccinazione contro l'HPV è indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di età. La vaccinazione in questa classe di età consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali, che più frequentemente provocano il tumore della cervice uterina. Ambedue i vaccini sembrano presentare un certo grado di protezione verso altri ceppi di HPV.
La schedula vaccinale prevede la somministrazione di due dosi a 0 e 6 mesi (per soggetti fino a 13 o 14 anni). Nei ragazzi e ragazze più grandi il numero di dosi dipende dall’età ed è specificato nella Circolare 24 aprile 2014 - Aggiornamento della schedula vaccinale anti-papillomavirus e delle modalità di rilevazione delle coperture vaccinali.
Gli esperti suggeriscono di accogliere l'invito a vaccinare gli adolescenti nel dodicesimo anno di vita. Ma se si recupera in tempo, le donne riducono comunque il rischio di avere un tumore della cervice uterina
È considerato l'antidoto più efficace per ridurre il rischio di contrarre l'Hpv, ovvero l'agente virale responsabile di oltre due terzi dei casi di tumore della cervice uterina. Tant'è che dal 2008 il vaccino contro il papillomavirus umano è offerto gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale alle adolescenti, nel corso del dodicesimo anno di età. Per «proteggersi», però, c'è tempo (almeno) fino ai vent'anni. Trova conferme infatti il suggerimento che molti esperti - igienisti e ginecologi - danno alle ragazze che per svariate ragioni non si sono sottoposte alla vaccinazione nei tempi previsti. Se non si è ancora raggiunto il ventesimo anno di età o si è appena festeggiato il secondo decennale - dunque oggi il discorso vale per tutte le ragazze nate nel 1998 - richiedere di vaccinarsi contro l'Hpv può comunque ridurre il rischio di sviluppare nel tempo un tumore del collo dell'utero. Oltre, probabilmente, anche di un'altra serie di neoplasie.
PERCHE' E' UTILE VACCINARSI
CONTRO IL
PAPILLOMAVIRUS (HPV)?
La salute dell'utero
LA CONFERMA DAGLI
STATI UNITI
L'evidenza - già nota agli esperti: al punto che la vaccinazione di «recupero»è da tempo raccomandata fino ai 26 anni - è stata confermata da un ampio studio statunitense, pubblicato sulle colonne della rivista The Lancet Child & Adolescent Health. I ricercatori hanno voluto valutare l'efficacia dellavaccinazione quadrivalente contro l'Hpv (ceppi 6, 11, 16, 18) effettuata oltre l'età indicata nella prevenzione del tumore della cervice uterina. Per fare ciò, hanno posto a confronto un gruppo di 4.357 donne in cui era già stata riconosciuta una lesione di grado 2 (due terzi delle cellule epiteliali dell'utero trasformate in cellule tumorali) o 3 (il processo neoplastico riguarda la quasi totalità delle cellule) con un campione di ragazze con non più di 26 anni arruolate tra il 2006 e il 2014 e sottopostesi alla vaccinazione contro l'Hpv. La protezione è risultata più alta tra le ragazze che avevano effettuato tutte e tre le dosi raccomandate entro il compimento dei vent'anni. Mentre a partire dall'anno successivo, la protezione non è risultata significativa: segno che l'efficacia della profilassi tende a scemare con il passare degli anni.
Vaccini e vaccinazioni. Perché sì. Le risposte della scienza
PRIMA SI CORRE AI
RIPARI, MEGLIO E'
Motivo per cui prima si corre ai ripari, meglio è. L’Hpv è infatti un virus - se ne conoscono un centinaio di tipi diversi, fra cui almeno 12 sono stati classificati oncogeni: ovvero capaci di provocare un cancro - molto diffuso fra le persone giovani con una attività sessuale non protetta con più partner. Nella maggior parte dei casi l’organismo se ne libera e l’infezione, che non dà sintomi, scompare senza che la persona si accorga di averla avuta. Ma se il virus permane, l’infezione diventa cronica ed è in questi casi che può portare, nel tempo, a lesioni pretumorali e, poi, al cancro. A influire sul rischio di cronicizzazione concorrono vari fattori: più esposte sono le persone con un sistema immunitario compromesso e le fumatrici. Nell'ultimo studio i ricercatori hanno diagnosticato 23 nuovi tumori cervicali, di cui soltanto tre in donne che avevano completato il ciclo vaccinale. Non è stata invece rilevata l'efficacia del vaccino rispetto ad altre condizioni che possono essere determinate dall'Hpv: come le displasie di basso grado (Cin 1) e la comparsa di verruche genitali, condizioni comunque meno gravi rispetto a quelle rilevate. Nella ricerca è stato considerato soltanto il vaccino quadrivalente, mentre ormai da due anni anche in Italia è disponibile il vaccino nonavalente, che previene l’infezione da nove tipi di virus (Hpv6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58) ed è dunque considerato un ulteriore scudo rispetto alla malattia oncologica.
DATI ANCORA TROPPO BASSI
Alla luce dei risultati ottenuti, i ricercatori statunitensi hanno puntato l'attenzione sulla necessità di far comprendere alle adolescenti l'importanza di effettuare quanto prima questa vaccinazione e di favorire un «recupero» quanto più precoce possibile. Mentre, rispetto alle vaccinazionieffettuate tra i 21 e i 26 anni, «conviene comunque continuare a effettuarle, ma serviranno ulteriori dati per comprovarne l'efficacia», hanno messo nero su bianco Sarah Dilley e Warner Huh, ginecologi oncologi all'Università dell'Alabama, in un editoriale apparso sulla stessa rivista. Oltreoceano meno della metà delle ragazze tra i 13 e i 17 anni ha effettuato in maniera completa la vaccinazione contro il papillomavirus. Non va molto meglio in Italia, dove la media relativa alle adolescenti nate nel 2004 (chiamate per la vaccinazione nel 2016) e vaccinate si assesta al 53,14 per cento. Lontanissimo è l'obiettivo di una copertura del 95 per cento e preoccupante è il trend in diminuizione registrato rispetto agli anni precedenti.
VACCINAZIONE GRATUITA ANCHE PER I MASCHI
Dal 2017 la vaccinazione contro il papillomavirus è raccomandata anche ai ragazzi, dato che protegge non solo dal carcinoma del collo dell’utero, ma anche da lesioni benigne come i condilomi genitali e da altri tipi di cancro ai quali alcuni tipi di Hpv sono associati: tumori dell’area anogenitale, come quelli del pene e dell’ano, e tumori del cavo orale, come quelli dell’orofaringe. Diverso, indipendentemente dal sesso, è invece l'accesso alla vaccinazione di «recupero». In questo caso tocca al ragazzo o ai suoi genitori, se minorenne, contattare il centro vaccinale per chiedere che venga effettuata la vaccinazione: a pagamento, con una spesa che varia tra le Regioni, ma che comunque non supera i seicento euro (tre dosi, l'una all'incirca da 180 euro).
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