Pari opportunità queste sconosciute, e nella nostra città?
Rapporto Donne MCL Milazzo
Italia indietro sul rispetto delle pari opportunità, soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno. E' quanto emerge da una ricerca di Social Watch, sulla base del gender equity index, un indice di emancipazione femminile che considera le disuguaglianze di genere per tre dimensioni fondamentali, per condizione economica, potere politico ed economico ed accesso all’istruzione. La Penisola, risulta alla fine, è al 72.mo posto tra i paesi del mondo. Secondo il rapporto, dove la partecipazione delle donne all’attività politica è misurata attraverso la quota di donne presenti nei consigli regionali, ad emergere chiaramente è l'esclusione, in alcuni casi pressoché totale, delle donne dalle decisioni politiche. Il risultato migliore in Toscana, dove un quarto dei consiglieri sono donne. Molto più in basso Umbria, Lazio, Abruzzo e Marche con circa un sesto del Consiglio composto da donne. «Preoccupante» la situazione in Sicilia e Calabria che si assestano al 4%. Chiude la classifica la Puglia con solamente il 2,8% di donne in consiglio.
La partecipazione alla vita economica è valutata dalla differenza tra il tasso di attività femminile e quello maschile. Questo valore sembra dipendere soprattutto da fattori geografici: le differenze più grandi tra tasso d’attività maschile e femminile si osservano infatti nelle regioni meridionali. In nessuna regione la differenza scende sotto il 15%, fino ai picchi di Sicilia, Puglia e Campania dove la differenza sale oltre il 30%.
Infine il sostegno alle pari opportunità. Il miglior indice è la presenza di asili nido comunali e la diffusione di consultori familiari sul territorio nazionale. Differenze molto significative tra le regioni esistono riguardo al numero di posti disponibili in asili nido comunali. Anche in questo caso si osserva una divisione netta tra il nord e il sud del paese. L'Emilia Romagna ha il numero di asili nido più alto d’Italia con oltre 23 posti ogni 100 bambini tra gli 0 e i 2 anni. Al secondo posto la Lombardia – che offre quasi 20 posti per 100 bambini – e poi tutte le altre regioni a seguire fino ad arrivare agli 0,4 posti della Calabria, un servizio praticamente inesistente. Questa realtà incide fortemente sulla partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne.
Oggi, in Italia è corposa la legislazione che garantisce la parità uomo-donna e molti pensano che questa parità sia un dato di fatto, non riconoscendo la necessità che si rende necessario attuare una serie di azioni per prevenire o ridurre casi di discriminazione. È evidente che in un paese come il nostro la discriminazione non si presenta più con i caratteri dell´esclusione esplicita, ma se si pensa alla scarsa presenza femminile in politica e in alte posizioni dirigenziali, ci si rende immediatamente conto della sottorappresentazione delle donne e che, quindi, delinea un problema generale di democrazia e di regolare funzionamento degli organismi democratici. Va precisato che il concetto di Pari Opportunità si è molto ampliato includendo non solo le discriminazioni legate al genere, ma anche quelle determinate da altri fattori; Pari Opportunità, dunque, significa, da una parte riconoscere e valorizzare le differenze di cui ogni individuo è portatore, e dall´altra agire per evitare che tali differenze possano impedire, direttamente o indirettamente, la realizzazione di sé e il godimento di diritti.
Chi meglio di noi donne, però, sa quali possano essere le difficoltà sociali incontrate dalle giovani e dalle meno giovani sia in famiglia sia fuori della famiglia? Quante di noi, almeno una volta hanno dovuto far finta di credere che la parità tra uomo e donna, in Italia, è un fatto compiuto! E quanta fatica fanno le giovani a farsi valere sul lavoro fuori casa: spesso hanno più titoli degli uomini, lavorano meglio degli uomini ma il loro stipendio sembra proprio non volerglielo riconoscere!
Allora, perchè noi donne pretendiamo dagli amministratori uomini - da noi stesse eletti - che sappiano progettare e realizzare nidi, scuole, servizi sociali, posti di lavoro, orari a misura delle esigenze di una vita familiare che ancora è prevalentemente al femminile? Perchè deleghiamo se poi siamo noi a doverci occupare dei figli, degli anziani, della casa? Non è giusto né per gli uomini né per le donne. Non sarebbe meglio per l'intera società che le donne si interessassero di più a ciò che riguarda la loro stessa organizzazione di vita? Non sarebbe meglio per tutti che le donne e gli uomini fossero insieme protagonisti nel costruire la società di cui hanno bisogno? Queste sono le pari opportunità. Non è materia per sole donne, ma per donne e uomini, perchè riguarda l'organizzazione della società in cui viviamo. Per ora se ne occupano ancora molto di più le donne; ma gli uomini, gli amministratori in particolare, hanno ormai consapevolezza che l'argomento non va messo da parte e che per migliorare la società è necessaria anche un'attiva partecipazione politica femminile. Una serie di leggi, provvedimenti e direttive, sia della Comunità Europea sia dei governi dei paesi membri, stabiliscono che le 'politiche di pari opportunità tra donna e uomo' sono molto importanti e che il livello di democrazia di un paese si basa sulla piena uguaglianza di diritti e la piena rappresentanza nelle cariche elettive di donne e uomini. Da queste direttive, in particolare, è nata l'idea di istituire a tutti i livelli di governo delle 'commissioni' - organismi istituzionali composti interamente da donne - il cui compito è quello di occuparsi della politica sulle pari opportunità.
Il loro 'potere' è quello di essere consultate dagli organi di governo locale e di proporre agli stessi azioni che possano migliorare in qualche modo la situazione femminile dal lavoro, alla famiglia, ai servizi, alla cultura La Commissione pari opportunità di un Comune lavora a stretto contatto con le cittadine e i cittadini e con le associazioni del territorio, promuovendo e organizzando - con il budget che le viene attribuito ogni anno - interventi di interesse politico e sociale ma anche servizi informativi per le donne, attività formative, cicli di films a tema. Esse servono come stimolo e come mezzo, alle donne per essere informate e partecipare di più alla vita politica e sociale, agli uomini per conoscere e stimare di più il pensiero e la professionalità delle donne.
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