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Milazzo ; Convegno Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace" sabato 28 maggio 2020 ,ore 17:00 , Salone Duomo San Stefano di Milazzo


























"Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace" è il titolo del "Convegno organizzato dalla : Fondazione Giorgio La Pira (rappresentante per  Milazzo il Rag Stefano Merlino ; Centro di Solidarietà Milazzo (rappresentante Dott Riccardo Tringali);
Ciss Milazzo  - Centro Studi Luigi Sturzo (rappresentante Dott Andra Nastasi ) e l'Associazione Culturale Teseo (Presidente Dott Attolio Andriolo)  

L'evento - in programma sabato 28 maggio 2022 , alle ore 17:00 presso il Salone del Duomo di Milazzo - è un appello della comunità  milazzese  "Contro la guerra  e  costruire la pace"
Un chiaro messaggio  - tratto dal recente libro del Santo Padre Francesco - volume edito da Lev e Solferino, Libreria Editrice Vaticana.
Il testo presenta nelle parole del Papa - il dialogo come arte politica, la costruzione artigianale della pace e il disarmo come scelta strategica.
Così il silenzio uccide in 169 guerre nel mondo - Nel disinteresse quasi totale del mondo, ogni anno si combattono conflitti nascosti o ben lontani dai riflettori dei media Africa e Asia restano i Continenti che sopravvivono nel buio informativo
Guerra deriva dal termine germanico werra, cioè mischia furibonda, dove le parti si affrontano in un corpo a corpo rozzo, sconnesso, disorganico. «Werra» è, dunque, sinonimo di caos. Non sorprende che nelle epoche di elevata instabilità geopolitica, le guerre si moltiplichino.​
L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori.
La parola biblica shalom indica una condizione di pienezza di vita che la violenza distrugge e annienta alla radice.
Ed è proprio una riflessione radicale quella che Papa Francesco offre nel pagine del libro , nelle quali dispiega il suo insegnamento sulla necessità della fraternità e l'assurdità della guerra.
Pagine intrise della sofferenza delle vittime in Ucraina, dei volti di quanti hanno patito il conflitto in Iraq, delle vicende storiche di Hiroshima, fino all'eredità, purtroppo inascoltata, dei due conflitti mondiali del Novecento.
Papa Francesco non fa sconti a nessuno e individua nella bramosia del potere, nelle relazioni internazionali dominate dalla forza militare, nell'ostentazione degli arsenali bellici le motivazioni profonde che stanno dietro alle guerre che ancora oggi insanguinano il pianeta.
Scontri che seminano morte, distruzione e rancori e che porteranno nuova morte e nuova distruzione, in una spirale cui solo la conversione dei cuori può porre fine.
Il dialogo come arte politica, la costruzione artigianale della pace, che parte dal cuore e si estende al mondo, il bando delle armi atomiche, il disarmo come scelta strategica sono le indicazioni concrete che il Santo Padre ci affida affinché la pacificazione diventi realmente l'orizzonte condiviso su cui costruire il nostro futuro. Perché dalla guerra non può nascere nulla di veramente umano.
Del resto, nei  i suoi celebri discorsi, Don Luigi Sturzo e Giorgio La Pira - costruttori  di Pace - ci hanno  lasciato un accorato appello alla pace e alla fraternità. 
Parole che ancora oggi risuonano fra i boati delle bombe e delle armi, che continuano a distruggere uomini e paesi in tutto il mondo.
Tenuti in varie occasioni e nelle sedi più disparate, i discorsi di Giorgio La Pira, importante politico e accademico italiano divenuto anche sindaco di Firenze, rappresentano un faro nel buio originato dalle guerre che ancora oggi infuriano in Ucraina, in Siria, in Etiopia e nel Sahel, in Yemen, in alcune zone della Turchia e nel Mozambico… e l’elenco da stilare sarebbe ancora lungo.
Riscoprire il messaggio di pace di La Pira può essere un balsamo per le sofferenze e le paure che attanagliano tutti noi in questi giorni difficili.
Giorgio La Pira e la Guerra Fredda - Giorgio La Pira è stato testimone degli eventi potenzialmente catastrofici che, nel 1962, hanno segnato l’ennesimo capitolo della Guerra Fredda.
A bordo di un U-2 appartenente alle forze armate statunitensi, dei militari si accorsero che a Cuba si stava allestendo una postazione per il lancio di missili balistici sovietici, un atto che minacciava da vicino il territorio statunitense e che serviva a contrastare la presenza di altrettante postazioni, ma di proprietà degli americani, in Inghilterra, in Turchia e perfino nel Sud Italia, in Puglia.
Una crisi diplomatica durata due settimane, che sembrava essere il preludio di un terzo conflitto mondiale.
Giorgio La Pira, che sin dagli anni ’50 aveva manifestato preoccupazione in merito alle mire espansionistiche sia degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica, ha spesso messo in guardia la popolazione circa il pericolo di una nuova guerra che avrebbe avuto, secondo lui, effetti catastrofici dovuti alle armi nucleari possedute dalle superpotenze mondiali.
Già a partire dal suo celebre discorso del 1947, tenuto all’Assemblea Costituente, gli intenti politici e sociali dell’attività di La Pira risultavano chiari: formare una comunità internazionale solida e solidale, una vera e propria “famiglia delle genti umane”. Profondamente legato alla religione cattolica, Giorgio La Pira ha coniugato la fede alla politica, ed è stato capace di lanciare messaggi di pace potentissimi che vanno oltre la religione e la religiosità. ribadendo che la sovranità dello Stato va considerata nell’ambito della comunità internazionale al fine di garantire sempre, in primo luogo, “la pace e la giustizia fra le nazioni”.
- La guerra, che ha caratterizzato tutte le epoche della nostra storia, deve essere estirpata mediante l’universalismo dei diritti, la dignità e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani: parole per cui ancora oggi lottiamo in ogni angolo del mondo.
 Se alla base della nostra società non ci sono questi tre pilastri, la guerra è, nell’opinione di La Pira, inevitabile.
Le parole di quest’uomo, che potrebbero sembrare utopiche e ingenue anche alla luce degli sviluppi storici di cui oggi siamo testimoni, si sono accompagnate alle attività concrete di Giorgio La Pira, che si è impegnato molto nella lotta per i diritti dei lavoratori e nella promozione di un messaggio di pace forte e sentito: è stato lui a dare vita ai famosi convegni per la Civiltà Cristiana di Firenze, dove intervenivano illustrissimi rappresentanti di tutte le nazioni del mondo e grazie a cui La Pira intesseva contatti e legami con gli altri paesi, promuovendo un dialogo e un percorso di pace.
Quando leggiamo le parole di Giorgio La Pira sulla sovranità di Stato e su come essa vada considerata nell’ambito della comunità internazionale, non possiamo fare a meno di pensare alla guerra, che è molto spesso determinata soltanto dalle ragioni di Stato, senza tenere in considerazione né il popolo che vive nei paesi interessati, né i rapporti fra le diverse nazioni e l’equilibrio pacifico dovrebbe coesistere fra esse.
Qualunque sia la fazione politica per cui simpatizziamo, la religione in cui crediamo o non crediamo, qualunque siano le idee che nutriamo e i paesi da cui veniamo, siamo chiamati ad agire per la pace in prima persona, anche nel nostro piccolo quotidiano. Perché finché non ci sentiremo tutti un’unica comunità tanto a livello sociale quanto a livello politico, non ci sarà solidarietà, e non arriverà nemmeno la pace.
“Credente o non credente, giovane o anziano, volente o nolente; il fatto esiste: sei imbarcato e la navigazione alla quale, volente o nolente, tu partecipi, interessa l’intiero corso della tua vita!”
In questo tempo di crisi della politica e del suo principale riferimento – lo Stato nazione –, nuove fiammate belliche si sommano a vecchi scontri irrisolti.​
Di fronte alle immagini di morte che ci arrivano dall’Ucraina è difficile sperare.
Eppure ci sono segni di speranza.
Ci sono milioni di persone che non aspirano alla guerra, che non giustificano la guerra, ma chiedono pace.
Ci sono milioni di giovani che ci chiedono di fare di tutto, il possibile e l’impossibile, per fermare la guerra, per fermare le guerre.
È pensando innanzitutto a loro, ai giovani, e ai bambini, che dobbiamo ripetere insieme: mai più la guerra.
E insieme impegnarci a costruire un mondo che sia più pacifico perché più giusto, dove a trionfare sia la pace, non la follia della guerra; la giustizia e non l’ingiustizia della guerra; il perdono reciproco e non l’odio che divide e che ci fa vedere nell’altro, nel diverso da noi, un nemico.

Le guerra vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di 'alimentarle'.



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