Contrari alla mercificazione di questo giorno e dei valori che rappresenta, che non possono essere sacrificati alle ragioni dell’economia e del profitto. come ha sempre affermato Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori.
Già nel 2003, l' Mcl era stata precursore promuovando una petizione intitolata ‘La domenica è festa’ raccogliendo ben 386mila firme.
La liberalizzazione nelle aperture delle attività commerciali, introdotta dal decreto Salva Italia del governo Monti, non ha portato alcun vantaggio sul fronte dei consumi né su quello dell’occupazione, togliendo, invece, tempo al riposo, alla famiglia e alla cura dello spirito.
Deve , secondo tanti essere restituito il valore della domenica che è il giorno dedicato al Signore ma anche il giorno dedicato all’uomo, uno spazio in cui coltivare quelle relazioni umane e quelle dimensioni della vita che non ubbidiscono alle logiche del produrre e del consumare.
Le firme raccolte nella campagna 'Libera la domenica' - promossa da Confesercenti e Federstrade e sostenuta da tante altre associazioni del mondo cattolico e sindacale - testimoniano quanto questo valore sia sentito dagli italiani,
Qualcuno ricorda ancora il sapore delle domeniche di una volta. Il sapore della festa, della famiglia, della comunità. Non è la semplice nostalgia che accompagna il passare degli anni. Diciamo la verità: rispetto a oggi abbiamo perso molto. in qualità.
Non abbiamo tempo e lo utilizziamo male. Sono cambiate le priorità e i valori si sono invertiti. La domenica assomiglia sempre più a un giorno qualunque. Al giusto riposo, per alcuni si è sostituito il lavoro continuato, per altri l'assillo del consumo, in una logica perversa che rende i primi schiavi dei secondi e viceversa.
"Abbiamo bisogno di regole che tutelino chi come noi non ha l'aiuto dei genitori, i nonni, ed è costretto da un contratto a non vedere più la propria famiglia, a perdersi i momenti più belli dei figli, e a crescerli in un centro commerciale. La domenica è il giorno di riposo comandato da Dio. Tutto questo non è affatto giusto”.
Un sentire che punta il dito contro l'imperante logica del profitto: produrre sempre più e di conseguenza spingere la gente verso un consumo compulsivo.
Una logica che prima ha allungato gli orari di apertura giornalieri dei negozi e poi, quando anche questo non lo si è più ritenuto sufficiente, si è presa anche la domenica. Il risultato è che oggi, grazie alle vie dello shopping e soprattutto ai grandi centri commerciali - nuovi templi pagani dove celebrare i riti di una domenica svuotata di senso –, quello che per i credenti era il Giorno del Signore, e per gli altri quanto meno il giorno della festa e del riposo, si è trasformato nel sacro giorno degli acquisti, dedicato non di rado alla ricerca di quel superfluo che la pubblicità ci fa desiderare come indispensabile.
Qualcuno sta cominciando a ribellarsi , si organizzano Domeniche libere dallo shopping. Lo slogan dei promotori – aderenti a una iniziativa europea - “La domenica non ha prezzo”.
Non sappiamo quanti abbiano accolto l'invito, rinunciando alle compere. Se non altro si è posto il problema, qualcuno ne ha parlato.
La santa Messa – sia al centro della vostra domenica, che va riscoperta e vissuta come giorno di Dio e della comunità, giorno in cui lodare e celebrare Colui che è morto e risorto per la nostra salvezza, giorno in cui vivere insieme nella gioia di una comunità aperta e pronta ad accogliere ogni persona sola o in difficoltà.
Un invito a tornare all'essenza. Ma anche una provocazione. Come cristiani dovremmo cambiare la nostra ottica. Dovremmo cominciare a non considerare il tempo della festa come “tempo libero”, concetto che svuota il significato stesso della festa sottoponendola alla mortificante logica economica.
Meglio sarebbe considerare la festa come “tempo della libertà”, o “tempo del dono”, occasione propizia per alimentare gli affetti familiari, nonché per stringere legami di amicizia con altre famiglie, in un clima di comunione vissuta. Riposando in Dio, inoltre, gli uomini ritrovano il senso vero del tempo e la giusta misura del loro lavoro rispetto alla relazione con il prossimo.
La domenica, dunque, come giorno nel quale riscoprire uno stile di vita alternativo alla logica dominante del consumismo, primo passo verso una sobrietà consapevole.
Con motivazioni più ampie, come cristiani potremmo dar vita a una sorta di boicottaggio, astenendoci dal fare la spesa nei giorni di festa, facendo della domenica l'ultima trincea contro l’asservimento totale al lavoro e alla sua invasività in ogni ambito personale e familiare. Con questa “disobbedienza civile” forse non riusciremo a ottenere la chiusura domenicale dei negozi.
"Possa, la domenica, tornare ad essere giorno dell’uomo, a vantaggio dell’intera società”,
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